Corro alla Mensa Eucaristica, al banchetto
nuziale, vicino allo Sposo e alla Sposa - Lui è lo Sposo e io sono
la Sposa, la Chiesa, la Sposa - per sentire i canti d'amore e le
confidenze castissime dello Sposo alla Sposa, cioè a voi, a
noi.
Dice lo Sposo: «Ho delle infinite ricchezze
da offrirti in dono! Mi posso fidare di te?». Lo Sposo dice e
chiede alla Sposa, cioè è Gesù che chiede a ciascuno di noi: «Mi
posso fidare di lasciarti in eredità, in dono delle infinite
ricchezze?». Dimmi, o Signore!
«Beati i poveri nello spirito!». Tutta questa
povertà voglio, perché tu sia degno della mia ricchezza! «Beati i
poveri nello spirito» è l'Antifona della Comunione. Per questo ho
detto che corro con voi alla Mensa Eucaristica, al banchetto
nuziale. «Beati i poveri nello spirito». L'Apostolo interpreta
così: ho la fede. Quando non avrò più nulla, possederò tutto.
Quando non possederò più nulla, avrò tutto. E quando avrò bisogno
di tutto, potrò arricchire tutti. Quando avrò bisogno di tutto,
sarò capace di arricchire tutti. Quanto più sono piccolo e tanto
più non io, ma Tu sarai grande in me. Quanto più sono debole e
tanto più non sarò forte io, ma sarai forte Tu in me. E quando sarò
triste... No! No! Quando 'sembrerò' triste (Tu mi hai
detto: «Beati quasi tristes») - dice l'Apostolo -
quando non 'sarò triste', ma 'sembrerò triste', traboccherò della
tua pace e della tua gioia. «Beati i poveri nello spirito!».
Sono vicino, con voi, al profeta Geremia,
presente anche lui a questo banchetto, a questa Celebrazione
nuziale. La sua vocazione a Profeta e martire. «Ti ho conosciuto
prima che tu nascessi - lo dice a ciascuno di noi, come al Profeta
- e ti ho consacrato prima che tu venissi alla luce. Sarai mio
Profeta, porterai la mia Parola a tutte le nazioni».
«Eheu! Eheu! Ecce, nescio loqui».
Ahimè! Mi mandi a parlare a tutte le nazioni e non so parlare!
«Ecce, nescio loqui! Eheu!». Ahimè!
«Non temere - gli risponde il Signore - non temere». Stese la sua
destra, gli toccò le labbra e disse: «Ecce dedi verba mea
in ore tuo». «Metterò io le mie parole sulla tua bocca».
Quando io parlo presto umilmente il mio cuore e la mia bocca a
Lui. E' Lui che dice, a voi e a me: «Il cuore e le labbra sono tue,
ma le parole sono mie!». Sono sue.
Signore, non so parlare, non so parlare. Tu
ci hai detto, nei giorni tuoi natalizi: come posso capire,
intendere, comprendere, contenere il Verbo? Non 'una voce', non
'una parola'... poiché il Verbo sei Tu e Tu sei Dio!
Il Verbo senza parole, «Verbum sine verbis», ci ha fatto
sentire la voce della sua Carne, nel mistero
dell'Incarnazione.
Il Verbo senza vita, nella sua Passione ci ha fatto sentire la
voce del suo Sangue.
Il Verbo, mistero tacito, nascosto, silenzioso «ab
aeterno», ci fa sentire la sua voce nel silenzio
Eucaristico.
Come posso capire la voce della tua Carne?
Come posso capire la voce del tuo Sangue? Come posso percepire la
voce del tuo silenzio Eucaristico? Alta è la voce della tua Carne.
Hai aperto i cieli in quella notte. Più alta è la voce del tuo
Sangue nella Passione. E' stata più alta questa voce della voce
della tua Carne? Non lo so... Non lo so. Forse la voce della tua
Carne è stata più alta ancora della voce del tuo Sangue. Ma la voce
del tuo silenzio Eucaristico è la somma voce che raccoglie la prima
e la seconda voce e le supera, queste due voci, di gran lunga, la
voce del tuo silenzio Eucaristico.
Solo il tuo Spirito, la tua Sapienza può
entrare, penetrare, scrutare «profunda Dei», le profondità
di Dio.