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Celebrazione Eucaristica della I Domenica di Avvento (30.11.1986)

Visione del profeta Isaia. Quale visione? Questa visione: l’Eucaristia della Celebrazione Eucaristica è l’estasi della Chiesa. Ma il testo del profeta Isaia dice così: «Verbum quod vidit Isaias propheta». «Verbum quod vidit Isaias propheta». Questo è il Verbo che ha veduto il profeta Isaia, che il profeta Isaia ha veduto. Profeta santo, devi essere chiaro! Dici che hai veduto il Verbo, hai veduto la Parola… Ma la Parola si vede o si ascolta? Tu hai detto: «Verbum quod vidit Isaias». Questo è il Verbo, la Parola che Isaia ha veduto. Vuol dire che ha veduto così chiaro che, oltre il sentire quella Parola eterna – il Verbo Unico del Padre – l’ha veduto, questo Verbo! Ha veduto questa Parola vivissima, eterna. Che vista! Luce! Luce! Signore…

 Ed è proprio lui, ancora il Profeta, che dice: «Venite, c’è da salire su una montagna altissima, venite e camminiamo “in lumine Domini”, nel lume del Signore». Perciò la luce c’è, il lume ci sarà. Perché distinguo? La luce è la luce, questa grazia che opera in noi; il lume è il lume della gloria, quando lo vedremo così come Egli è, Luce di grazia e Lume di gloria. È Lui che ci offre la Luce! Non solo, siamo più precisi: è Lui che offre se stesso perché è Lui la Luce! Non è che ci offre, non so… quale luce? Quale lume? Offre se stesso. È Lui la Luce. Perciò il Medico Divino sa come aprire – quasi chiudendo – i nostri occhi a tutte le cose esterne. Vedere questa Luce e questo Lume!

«In principio era il Verbo, e il Verbo si fece carne per dimorare in noi». Mille volte risuoneranno, durante l’Avvento, queste santissime parole dell’evangelista Giovanni. Prologo celebre… celeberrimo! «In principio era il Verbo» (questa è la Liturgia eterna). «E il Verbo si fece carne» (e questa è la Liturgia che stiamo celebrando). Commenta, da pari suo, San Bernardo questo testo dell’Evangelista «In principio era il Verbo»: «Iam scatet fons» (questo scatet mi piace molto!). «Iam scatet fons», la fonte scaturisce, zampilla veemente «sed in semetipso», questa fonte scaturisce dall’eternità, ma «in semetipso», della Trinità Beata. Cosa ne potevamo sapere noi? «Iam scatet fons». È Lui! È Luce inaccessibile! E chi può conoscere i pensieri del Signore? E chi può dare qualche consiglio a Lui? «Et Verbum caro factum est. Cogitatio pacis facta est opus pacis». Questo pensiero di pace è diventato l’opera della pace. Ha messo in opera la pace di cui Egli gode, in se stesso, nella Trinità Beata.

Mistero natalizio! Il mistero della paternità divina che cerca… che cerca un sacramento dove poter effondere tutta la pienezza e la bellezza della sua vita. Mistero di divina paternità. Ecco in mezzo alla folla una voce di donna che dice: «Beata la madre tua!», con le parole delicatissime che seguono. «Beata la madre tua!». E un’altra voce che dice: «Qui, nella folla, c’è tua madre e ci sono i tuoi parenti». Il Signore, per così dire, si guarda attorno e poi dice: «Chi è mia madre? Chi sono i miei parenti?». Con un sospiro tratto dall’eternità, con infinito affanno e tenerezza dice: «Se tu mi ami, tu sei mio fratello, tu sei mia sorella, tu sei mia sposa e tu sei mia madre». Questo è il mio mistero natalizio: cerco un cuore purissimo, cerco un luogo sacro, un tempio. Credo una castità, un talamo che gronda castità. E lì celebrerò il sacramento della tua maternità, della tua paternità vergine e della tua verginità materna.


Prima Lettura: Is 2,1-5
Salmo: Sal 121
Seconda Lettura: Rm 13,11-14a
Vangelo: Mt 24,37-44