OMELIE

Celebrazione Eucaristica della III Domenica del Tempo Ordinario (22.1.1989)

Bellezza alla tua presenza. «Pulchritudo in conspectu tuo». Ogni bellezza alla tua presenza. Quale bellezza? Se interpretiamo la parola del Cantore del Salmo, all’inizio della celebrazione, «Pulchritudo in conspectu eius», quale bellezza? Non ogni bellezza alla tua presenza, ma la bellezza della tua presenza. La bellezza, la grazia, la santità, il sacramento, la virtù di questa Celebrazione Liturgica, la bellezza di questa divina Liturgia. Ogni bellezza, ogni cosa bella deve essere per te, o Signore. Ma sei tu la bellezza, la bellezza della tua presenza.

E ascoltiamo la parola – di mille anni orsono o di tremila anni orsono o molto di più – la parola del profeta Neemia, il quale incarica un pio ed erudito sacerdote ebreo, Esdra, a leggere, a proclamare la Legge di Mosè. E Esdra legge, davanti alla porta delle acque. E mentre legge, ad un certo momento invita i presenti a benedire il Signore: «Sia benedetto il nostro grande Iddio!». Erano in piedi, gli ascoltatori. «Incurvati sunt et adoraverunt proni in terram». Udita la parola di Esdra, si curvarono fino a terra in adorazione. «Incurvati sunt et adoraverunt proni in terram». ‘In terram‘, non ‘in terra‘, dice il testo. ‘In terram‘ vuol dire che l’azione continuava, mentre premevano con la fronte a terra in umile adorazione. «Proni sunt et adoraverunt in terram», davanti alla porta delle acque. Dov’è questa porta delle acque? C’è qui la porta delle acque? Quali acque?

«Se tu credi in me, scaturiranno nel tuo seno fiumi di acqua viva e zampillerà nel tuo cuore una sorgente che ti fa risalire fino alla vita eterna». Quell’acqua che scorre tra i fiumi impetuosi e pacifici nella città di Dio, «fluminis impetus laetificat civitatem Dei». Questa è la porta delle acque.

E dice ancora il Profeta: «Dies sanctificatus est», questo giorno è santo. Non soffrite! Non piangete! Esultate di gioia e mangiate e bevete! «Comedite et bibite». E indica anche il cibo e la bevanda: «Comedite pinguia et bibite mulsum», mangiate carni grasse e bevete vino dolce.

O Signore, cos’è che stiamo celebrando, se non la verità di queste parole del profeta e del sacerdote Esdra? «Mangiate alla mensa il vitello grasso. Andate a prendere il vitello grasso e facciamo festa». Quale agnello grasso, pingue? L’Agnello innocentissimo, immolato sulla mensa, sull’altare della Croce. Mangiate e bevete. «Comedite pinguia, bibite mulsum».

Questo giorno è santo e pieno di letizia, pieno di luce! Inebriatevi di questa luce che sfolgora – da mille, da tremila anni e molto di più – dalla Parola del Signore.

«Conamini videre». La luce sfolgora. «Conamini videre», sforzatevi di vedere. Salite «super aciem mentis», sopra la punta più alta della vostra intelligenza, acies mentis, e guardate! E guardate… E cantate, come avete cantato nelle feste natalizie, come cantate oggi: «Omnes fines terrae viderunt salutem Dei nostri». Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio.

E se oggi cantassimo – e cantiamo!: «Tutti i confini della terra hanno veduto e vedono – oh! E vedranno! – la bellezza del nostro grande Iddio!»


Prima Lettura: Ne 8,2-4a.5-6.8-10
Salmo: Sal 18
Seconda Lettura: 1Cor 12,12-30
Vangelo: Lc 1,1-4;4,14-21