OMELIE

Celebrazione Eucaristica della XXIX Domenica del Tempo Ordinario (16.10.1988)

«Io grido a te, o Signore, e tu ascolta la mia preghiera, china il tuo capo verso di me». Grido! Il testo italiano dice: «Io ti invoco». E poi ancora: «Signore, rivolgi a me il tuo sguardo, inchina il tuo orecchio. Così vicino a te, ti posso sussurrare il mio desiderio. La mia preghiera è questa. Mi domandi: “Cosa vuoi?”. Custodiscimi come la pupilla dei tuoi occhi e proteggimi all’ombra delle tue ali».

La Liturgia è soprattutto preghiera. Non sono qui come oratore, ma come orante. La Liturgia è soprattutto preghiera. E’ tutta preghiera. E’ solo preghiera. La mia voce – il Salmo dice – «clamavi ad te». E all’inizio abbiamo cantato: «Inclinavit Dominus aurem suam mihi». Il Signore ha piegato verso di noi il suo orecchio per poterci sentire meglio ed esaudirci.

La mia voce più forte è il mio silenzio. E la tua risposta più forte è il tuo silenzio. Il mistero del tuo silenzio, che trova accoglienza nel sacramento del mio silenzio. Due infiniti: l’infinito del tuo mistero e l’infinito del mio sacramento. La tua Divina Eucaristia: il sacramento del silenzio. Là… Qui… Il silenzio è sacramento.

Anche gli apostoli Giacomo e Giovanni ti hanno domandato qualche cosa, ma si sono presentati in un modo… (non giudico Giacomo e Giovanni), un po’… un po’ arrogante: «Signore, vogliamo (vogliamo!) che tu ci conceda quanto ti domandiamo». Vogliamo! Se uno vi chiede un favore e incomincia con questo imperativo: «Voglio che tu mi conceda quello che ti domando»… «Se a te piace, Signore, concedici quello che stiamo per domandarti». «Che cosa volete che faccia per voi?».  «Quando siederai nella tua gloria, mettici uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Povero Gesù! Che velo di mestizia sul suo volto! Ma risponde, risponde con grande serietà: «Non sapete ciò che domandate. Non sapete ciò che domandate! Potete bere il calice che io bevo? Potete ricevere il battesimo nel quale io sono battezzato?». Che cosa vuol dire “bere il calice”, se non bere al calice della Passione? Che cosa vuol dire “essere battezzato nel battesimo di Gesù”, cioè nel suo battesimo di sangue? Rispondono ancora! Convinti di quello che domandano. Non hanno letto nel volto e negli occhi di Gesù la serietà della risposta: «Non sapete quello che domandate». «Possiamo bere il tuo calice e ricevere il battesimo nel quale tu stesso sei battezzato!». Dice il Signore: «Benissimo. Sì, berrete il mio calice. Siete i miei apostoli, sarete i miei martiri (predice loro il martirio). Sarete i miei martiri e sarete battezzati nel mio stesso battesimo di sangue. Ma quanto a concedervi di sedere uno alla destra e uno alla mia sinistra, nel mio regno e nella mia gloria, non spetta a me ma a coloro ai quali è stato assegnato questo posto».

Sant’Agostino aggiunge: «Non spetta a me concedervelo. Non spetta a me concederlo ai superbi». «Non est meum dare superbis». Una lezione di grande umiltà… La grande umiltà divina, che si abbassa così, con infinito amore, perché è infinita umiltà. Il vero amore è tutto umiltà. E’ infinito amore e perciò è infinita umiltà.

Umiltà: virtù derelitta! Virtù derelitta! Cos’è questa umiltà? Signore, chi sei tu? E chi sono io? Signore, chi sei tu? E chi sono io? Umiltà: virtù derelitta, dimenticata, abbandonata… Devo lasciare tutto il posto a Lui, all’infinito mistero della sua umiltà, nell’infinito sacramento della mia umiltà e del mio nulla. Allora, così piccolo… così piccolo… posso stare tranquillo e sereno all’ombra delle sue ali. E posso essere la pupilla del suo occhio. Non ho detto: posso essere nella pupilla del tuo occhio, ma posso essere, così piccolo, la pupilla del tuo occhio.

 


Prima Lettura: Is 53,10-11
Salmo: Sal 32
Seconda Lettura: Eb 4,14-16
Vangelo: Mc 10,35-45