Liturgia del Rosario

Liturgia del Rosario

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Questa divina celebrazione si può definire una Liturgia profumata!

È un profumo, che viene dai prati e sale dalla valle, mentre la terra sembra trasformata in un immenso giardino.

È il profumo della “mistica Rosa” e del Giglio immacolato, sbocciato da Lei nell’estasi della verginità.

Voi capite subito che ci troviamo nella zona del mistero e nell’atmosfera del Paradiso.

L’orto gelosamente chiuso, per un nuovo tratto di predilezione della Vergine Maria, è aperto davanti a voi…

La Liturgia, nella sua radice più profonda e feconda, è un effluvio di deliziosissimo balsamo, che, sgorgando dalla fonte dell’eterna Rupe, si raccoglie nel cavo d’una Pietra, che spaccandosi in due fa precipitare a valle, in questa valle di lagrime, i torrenti della divina misericordia.

Questa pietra, che si spacca ad ogni celebrazione della S. Messa, è l’Altare. Questa Pietra è Cristo.

 

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Vedete come il mistero si svolge davanti a voi.

Giù nella valle scorre il fiume. Se sospendessimo un istante la parola, potremmo udirne il mormorio. Egli nasce nel cuore delle montagne e cammina instancabilmente in cerca di riposo.

Lo troverà nella vastità del mare.

Dovunque passa, lascia tracce di fecondità e di potenza.

Tutti possono attingere a lui. Pensate soltanto alle ubertose campagne adagiate sulle sue sponde ed agli imponenti impianti industriali, che dissanguano questo pacifico pellegrino, quasi lacerandone i fianchi con immense ferite, come avviene in questi giorni là, dove il fiume lambisce e segna i confini della nostra amata parrocchia.

Intendete tutto ciò in un senso spirituale.

L’impeto del fiume rallegra la Città di Dio.

Non è più acqua, ma una fiumana di olio, che scende fino agli orli della veste.

 

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Oh! se riuscissi a descrivervi la divina Liturgia, come un’unzione, che si effonde segretamente nelle anime!

Eccomi con il piede sulla Pietra!

Scalando l’altissima montagna, ho lasciato qualche vivo brandello sulla roccia, ma ho scoperto in compenso tesori inestimabili ed ho goduto incantevoli panorami!

Mi sento sicuro con i piedi su questa roccia.

Questa roccia è l’Altare.

Prendo il Messale e tento un commento alla Messa del Rosario. Ma un fremito mi assale d’improvviso!

Quell’ «eructavit» del versetto dell’Introito mi toglie le forze, mi sconvolge tutto; mi annienta.

Il mio cuore pare un vulcano in piena eruzione.

Tutto sembra schiantarsi sotto lo scatenarsi dell’uragano, mentre la montagna danza, come pervasa da una gioia convulsa.

Giù dalla montagna scorrono torrenti di fuoco e le piante abbattute piangono rivoli di soavissima resina.

Quando la bufera s’è placata, comprendo che la liturgia è un’eruzione di preghiera, di dolore e di zelo ardente per la lode di Dio e per la salute delle anime.

Dopo un passo e ripreso appena dall’affanno, mi trovo sperduto ed estatico nel mezzo d’un giardino, intento a raccogliere fiori.

“Concede, quaesumus, Deus: ut haec mysteria sacratissimo Beatae Mariae Virginis Rosario recolentes…”.

Eccomi con le mani, piene di rose!

Ma io devo vegliare contro la minaccia d’un senso e d’un sentimento troppo umano. Io sono alla ricerca del divino. Queste rose sono altrettanti misteri: un cumulo di misteri; un sacratissimo Rosario, che esige tutta la mia venerazione.

Ora spiccherò il volo nell’immensità dei Cieli.

Io voglio vedere dove nasce questa sorgente, dove stilla questo balsamo.

Quanta luce, quanta pace nel rileggere l’Epistola!

Per il commento ci basterà un brevissimo tratto.

“Quando librabat fontes aquarum, aderam”.

Quando il Signore sospendeva le sorgenti delle acque, ero presente.

Quali sorgenti, se non quelle di cui abbiamo già parlato?

Ma la meraviglia maggiore per me sta in quel “librabat”.

Dove sospendeva queste sorgenti la Divina Sapienza?

Quasi giocando, nell’infinito e nell’eternità.

Liberatevi nello spazio della preghiera e del silenzio!

È l’estasi cristiana.

Non siete più della terra, anche se non ancora interamente del Cielo; ma molto più del Cielo che della terra.

Questo il significato liturgico, strappato all’Epistola della Messa.

Ma conviene leggere tutta la pagina santa, mentre voi contemplate la Vergine. Dal libro della Sapienza. Prov. 8,22-35. «Il Signore mi possedette qual principio delle sue azioni, prima delle sue opere, fino da allora. Dall’eternità fui stabilita e fin dalle origini, prima che fosse fatta la terra. Non erano ancora gli abissi, e io ero già concepita; non scaturivano ancora le fonti delle acque; non posavano ancora nella loro grave mole i monti: prima delle colline io ero generata. Dio non aveva ancora fatto la terra, né i fiumi, né i cardini del mondo. Quando preparava i cieli, io ero presente; quando posava la volta sulla superficie dell’abisso; quando sospendeva le sorgenti delle acque; quando fissava al mare i suoi confini, affinché le acque non oltrepassassero i loro limiti; quando gettava le fondamenta della terra, io operavo con lui e, ricreandomi in sua presenza, mi dilettava ogni giorno, ricreandomi nell’universo; e le mie delizie sono lo stare con gli uomini. Or dunque, o figli, ascoltatemi: beati quelli che battono le mie vie. Udite i miei ammaestramenti e siate savi, e non li rigettate. Beato l’uomo che mi ascolta e veglia ogni giorno all’ingresso della mia casa, e sta attento sul limitare della mia porta. Chi troverà me, troverà la vita e riceverà la salute del Signore».

Vi ho detto che oggi, particolarmente oggi, la Liturgia è un’aiuola tutta olezzante di profumo.

C’incontriamo nel Vangelo con il divino coltivatore di questa celeste aiuola.

SPIRITUS SANCTUS SUPERVENIET IN TE.

Egli ha fatto sbocciare sulla Terra un Fiore d’immacolata vaghezza, Maria.

Voi conoscete le conseguenze teologiche di questo mistero.

Nella mangiatoia di Betlemme è il Verbo di Dio, che trema di freddo ed è bisognoso di tutto; sulla Croce muore in un mare di dolori l’Autore della vita. Il mistero non si esaurisce qui.

L’unzione divina non si arresta in Gesù, ma da Lui scende nel suo Corpo mistico, e la prima a rimanerne sommersa è Maria.

Maria è la Madre dell’Unto; ma anche noi, e proprio per mezzo di Maria, siamo degli Unti del Signore.

Questa la liturgia evangelica: Lo Spirito Santo discenderà in Te, e la potenza dell’Altissimo dovrà proteggerTi con la sua ombra quasi a difesa del “Santo”, che è già ai primi segreti passi della sua visita di salvezza al mondo.

Ecco la conferma di Maria: “EGO QUASI ROSA PLANTATA SUPER RIVOS AQUARUM”.

Come una rosa, piantata lungo un corso d’acqua.

Voi non vedete qui né una rosa, né un corso d’acqua; che cosa vi invita a guardare allora la divina liturgia?

Siamo nella preghiera dell’offerta, all’offertorio della Messa.

Io vi invito alla contemplazione.

Voi vi sentite e vi vedete trasformati, come per incanto, in uno stupendo giardino in fiore.

“Salga a Te, o Signore, la mia preghiera con incenso”.

Ognuno può ripetere per sè: Sono come una rosa piantata lungo un fiume di sangue!

FLORETE FLORES QUASI LILIUM.

Fiorite fiori come il giglio, spargete profumo, gettate amene frondi, cantate insieme un cantico di lode e benedite il Signore nelle sue opere.

È il canto della Comunione.

Il Guéranger commenta splendidamente: La nostra anima, all’uscire dal sacro Banchetto non saprebbe rimanere sterile. Sull’esempio di Maria, fiori e profumi di virtù, destinati a risanare la terra, devono provare allo Sposo, che la sua visita non è stata infeconda.

La Liturgia, anche proposta con le immagini più belle della natura e dell’arte, non è un giuoco di parole; sua natura è dare alle anime una base molto solida nella pietà. Quasi direi: la Liturgia non scherza, né intende far perdere tempo ad alcuno.

Essa ci impone e ci mette nella condizione di vivere una vita divina, trasmettendoci la vita stessa di Gesù.

È chiaro, che tutto ciò si compie all’ombra del mistero. Si potrebbe dire: all’ombra dello Spirito Santo. Lo sa chi vive accanto all’Altare e al Tabernacolo.

Allora le rose e i gigli, il cedro e il cipresso, l’ulivo e il platano, l’incenso e la mirra, il miele e il latte parlano, cantano e invitano a glorificare il Signore.

“Benedicite omnia opera Domini Domino”.

Non solo, ma l’orizzonte mistico, allargatosi all’infinito, in un mare di luce, rende quasi visibile Colei, ch’è l’Aurora di Dio, la Sua Rosa, e il Suo Giglio, il Suo Cedro e il Suo Ulivo, la Sua Primavera e il Suo Paradiso.

Intorno a Lei, un immenso giardino, l’«orto chiuso» aperto soltanto ai prediletti!

Questa, la vera Liturgia del Rosario.

Una pioggia di rose, che scende sopra di noi.

Una ghirlanda di rose, intrecciata quotidianamente alla Vergine dall’umile preghiera dei figli, in una delle più belle tradizioni delle loro famiglie cristiane.

Ognuno di noi, una rosa vivente, vaghissima nel colore della semplicità e della riservatezza, soavissima nel profumo della purezza e nella ricerca delle cose celesti.

 

 

Don Luigi Bosio, 7 Ottobre 1958. Pellegrinaggio parrocchiale al Santuario della Madonna della Corona. Liturgia del Rosario, «Cittadella Cristiana», Ottobre 1958, Anno IX, N. 101.